Silfaen

Emissario di Morte

« Older   Newer »
 
  Share  
.
  1. Dave637
     
    .

    User deleted



    Silfaen
    assassinbywespenfresser

    Nome: Silfaen
    Cognome: Riban (non lo conosce nessuno)
    Età: 21
    Sesso: Maschio
    Regno: Tenebre
    Razza: Mezz'Elfo, Mezzo Drow
    Classe: Assassino
    Rango: Eroe
    Abilità:
    Arma: Coltelli Lunghi Gemelli, Pugnali, Coltelli da Lancio

    Descrizione Carattere: Freddo e cinico, sa essere fedelissimo e leale con chi decide. E non succede molto spesso.

    Biografia:
    Ma sei sicuro che si faccia così?

    Ancora!? Ti ho detto di sì, vuoi lasciarmi lavorare in pace?

    Ho un bruttissimo presentimento

    L'apprendista dalle vesti bianche era inquieto. Aveva solo sedici anni, proprio come il suo collega.

    Teridan, devi stare tranquillo. So quello che sto facendo

    Non ne sono affatto convinto, Redim

    Redim si voltò e guardò negli occhi suo fratello. Per loro, guardarsi l'un l'altro era come guardarsi allo specchio: i due erano gemelli. Si trattava tuttavia di uno specchio imperfetto. Uno specchio che non rendeva uguale l'unica cosa che li contraddistingueva. Teridan, infatti, era avvolto da vesti oro e bianche, quelle di Redim erano viola e nere. Un caso più unico che raro. Difficilmente si poteva infatti individuare una famiglia i cui componenti fossero gemelli, ancora più difficile che entrambi si dedicassero alle arti magiche, praticamente impossibile il fatto che uno si votasse alla Luce e l'altro alle Tenebre. Era proprio per questo motivo che Imdolar, un potente mago che vestiva gli abiti rossi della neutralità, li aveva presi sotto la propria guida. Imdolar era sempre stato affascinato dalla dicotomia tra bene e male. Quel conflitto che da sempre aveva spaccato in due le terre di Semerir, per lo meno fino all'avvento della nuova fazione neutrale. Proprio per questo motivo, quasi quattro anni prima, Imdolar aveva deciso di accogliere i due giovani apprendisti. Era estremamente affascinato dal fatto che i due avessero fatto la stessa, opposta scelta. Alla fine, in effetti, quello era stato il suo ambito di ricerca da una vita: perchè il Bene? Perchè il Male? Era proprio questo il dubbio che lo attanagliava, e motivo della sua neutralità. Voleva capire che cosa comportasse la scelta di una o dell'altra fazione, non solo a livello morale, ma anche a livello psichico e fisiologico. Era questo il suo vero scopo, il suo obiettivo finale, la sua ragione di vita. E per soddisfare la propria sete di sapere, non esitava a ricorrere a qualsiasi mezzo, fosse esso lecito o meno.

    Allora, la vuoi smettere? Combinerai un casino disse seccato.

    Stai zitto e lasciami fare!

    Redim prese il pestello, il mortaio e vi mise dentro il composto cui stava lavorando. Vi aggiunse una strana polvere bruna. Lo strano composto cominciò a creare calore.

    Ci siamo quasi! Disse Redim entusiasta.

    Redim! Posalo!

    Una scintilla scarlatta nacque dalla frizione della sostanza e, in un'istante, un'esplosione scaturì dal mortaio.

    Che succede!? Urlò Teridan.

    Udiva le urla disperate del fratello. Non appena il fumo si fu diradato, vide Redim che stringeva il moncherino sanguinolento che fino a pochi secondi prima era la sua mano.

    Redim!!

    Redim cadde inginocchio agonizzante. Teridan udì uno scricchiolio. Si voltò di scatto e vide con orrore ciò che stava accadendo. La menomazione del fratello lo turbava, ma relativamente: tutto si sarebbe risolto con una magia medicativa, ma quello no. Il pestello era partito come un proiettile a causa della deflagrazione ed era andato a colpire una superficie di vetro. Una specie di enorme recipiente di vetro alto più di due metri e largo uno, al cui interno si trovava una strana sospensione acquosa. Non era la sostanza a preoccuparlo, quanto ciò che essa proteggeva. Pure Redim, adesso, dimentico del dolore, fissava inorridito ciò che aveva combinato. La luminosità del sigillo sulla fronte dell'essere cominciò a vacillare e ad affievolirsi mano a mano che il vetro si incrinava. Quello era uno dei più importanti lavori del loro maestro. E solo gli dei sapevano cosa avrebbero potuto causare con la rottura del vetro e, conseguentemente, dell'incantesimo. La magia applicata serviva ad evitare che l'essere morisse per annegamento e per inedia: rendeva possibile vivere al corpo umano senza ossigeno e senza nutrimenti facendo tuttavia proseguire il ritmo metabolico dell'organismo, rendendo però impossibili i movimenti da parte dei muscoli volontari e inducendo la creatura in una sorta di dormiveglia. Infrangere una magia così potente avrebbe potuto causare qualsiasi conseguenza. Nella migliore delle ipotesi non sarebbe accaduto nulla, ma nella peggiore... Il vetro continuava ad incrinarsi sempre di più. Rivoli di sudore freddo bagnavano la fronte di Teridan. Anche se la magia non avesse causato catastrofi, avrebbero dovuto comunque rendere conto degli immensi danni causati dalla loro disattenzione. Il loro maestro aveva impiegato 10 anni a trovare il soggetto che potesse fare al suo caso, 9 ad aspettare che crescesse e adesso lo teneva sospeso in quella strana sostanza da 2. Tutto ciò allo scopo di vivisezionarla. Quello era il soggetto ideale, praticamente l'unico della sua razza, un bastardo della peggior specie, la perfetta fusione tra bene e male. Nelle sue vene scorreva un sangue misto: era il figlio di una Mezzelfa e di un Mezzo Drow. Sua madre era nata dalla violenza assoluta: un mercenario Umano aveva violentato sua nonna, una bellissima Elfa. Suo padre, invece, era nato dal sincero amore tra un Drow e un'Umana al servizio del Demone Supremo. Due unioni particolari. Una tra creature non volte al Male ma nata dalla perfidia e una tra creature malvage ma nata da sentimento genuino. Successivamente i suoi genitori si conobbero durante uno dei loro innumerevoli viaggi per trovare dimora. Per un sangue misto non era mai semplice trovare un luogo dove risiedere. Essere un mezzosangue era fonte di sospetto presso gli Umani e fonte di vergogna per le altre Razze. Da quell'improbabile unione era nato lui: Silfaen. Il vetro smise finalmente di incrinarsi.

    Grazie agli Dei disse Teridan con un sospiro di sollievo.

    Si voltò per andare ad aiutare il gemello quando un rumore agghiacciante di qualcosa che si rompeva venne seguito da uno scroscio d'acqua. Poi, un tonfo.
    Teridan chiuse gli occhi in preda allo sconforto. Si voltò e vide la creatura che si stava rimettendo in piedi. Aveva un fisico giovane e atletico con una carnagione abbastanza chiara e le orecchie appena a punta tipiche dei Mezzelfi. Una volta in piedi si sistemò i capelli. Solo allora i gemelli si accorsero che un paio di ciuffi proprio sull'attaccatura della fronte erano bianchi candidi. Poi aprì gli occhi. Erano rossi rubino. Silfaen fece qualche passo avanti, avvicinandosi ai due. Teridan arretrò.

    Stai tranquillo, non ci farà nulla disse Redim sofferente. È la neutralità nella sua perfezione, forse tendente alla Luce dato l'amore che univa i suoi genitori. Non ci torcerà un capello

    Silfaen uscì dalla porta principale della torre. Indossava le vesti completamente in cuoio scuro che aveva il giorno in cui era stato catturato e portava con sè le sue adorate armi.

    La neutralità nella sua perfezione pensò tra sè e sè.

    Un ghigno sadico apparve lentamente sulle sue labbra. Sì, probabilmente avrebbero avuto ragione. Forse era davvero di una razza che rappresentava la perfetta neutralità. Solo non avevano tenuto conto dei suoi ultimi trascorsi. In suo padre era palese il sangue Drow che gli scorreva nelle vene. E fu proprio questa sua eredità genetica a causargli la morte per mano di un Guardiano Bianco troppo ligio al proprio dovere. La sua unica colpa era di essere in parte Elfo Oscuro. La madre cercò immediatamente giustizia, appellandosi alle autorità pubbliche e ai superiori del Guardiano. L'unica cosa che ottenne fu quella di essere messa al rogo da uno di quei maledetti Inquisitori Fanatici.

    Silfaen si voltò a guardare l'alto edificio in fiamme. Qua e là qualche esplosione era causata dai composti chimici riposti nelle stanze. Finalmente era in libertà, ma tutto quello che aveva era l'addestramento ricevuto da suo padre, i suoi pugnali e tutto il rancore e l'odio che albergavano nel suo cuore. Si allontanò a lunghi passi da quel posto che per lui era significato due lunghi anni di prigionia. Non si sentiva malvagio. Non era convinto di essersi dedicato al Male abbandonandosi alle Tenebre. Il vero Male erano i Guardiani Bianchi, quello che aveva deciso di servire lui, era Male solo per definizione, perchè i Guardiani si erano definiti per primi "Bene". Ma alla fine... Bene e Male era una cosa relativa.




    Edited by Dave637 - 27/6/2011, 16:15
     
    Top
    .
0 replies since 23/3/2010, 18:53   134 views
  Share  
.